Noi andavamo spesso a vedere crescere la nostra città, a vederla avanzare vittoriosa dentro la campagna, contro la campagna a conquistare il terreno. Si muoveva, si muoveva sensibilmente a vista d’occhio la nostra città: lanciava come un drappello ardito, un gruppo di case nuove, che si lasciavano alle spalle, in una sacca, orti e prati, un po’ di verde ancora odoroso di campagna e di letami, che rapidamente intristiva e si seccava. Noi eravamo entusiasti di questa marcia vittoriosa ed ogni sera ne parlavamo come un fenomeno assoluto ed eccezionale. Il senso vero della città (…) eccolo qui: la città tutta periferia, aperta, aperta ai venti e ai forestieri, fatta di gente di tutti i paesi. Non somigliava, dicevamo noi, a nessun’altra città italiana.

Così Luciano Bianciardi, nell’esemplare fotografia della sua città, scattata “a memoria” nel 1957, quando ormai era un emigrato, dalla Maremma a Milano, descrive la rapida marcia vittoriosa della città contro la campagna, dove crescono strade e palazzi. 

Parte da qui il viaggio nell’urbanistica grossetana “Tirar su una città non è cantare una canzone”, una produzione Isgrec-Ance per la regia di Luigi Zannetti.