di Laura Benedettelli
Le motivazioni che ci hanno indotto a ricostruire la storia
dei profughi giuliani, istriani e dalmati che arrivarono in provincia di
Grosseto tra il 1940 e la fine degli anni Cinquanta sono molteplici e le
riportiamo qui sinteticamente.
L’istituzione della Giornata del Ricordo nel lontano 2004 ci portò
a partecipare a Torino, nell’ottobre 2005, al corso di formazione
per insegnanti sulla storia della frontiera orientale, promosso dalla Scuola
superiore di studi di storia contemporanea dell’Istituto nazionale
per la storia del movimento di Liberazione in Italia (INSMLI) e dalla Regione
Piemonte. Successivamente, vi fu la pubblicazione, da parte dell’ISGREC,
di un volume sulla storia del Confine orientale, in cui furono raccolti
numerosi materiali didattici destinati alle Scuole Medie Superiori . Arrivati
a questo punto ritenemmo utile approfondire il nostro studio a livello di
Storia locale al fine di accertare la presenza, nel nostro tessuto urbano,
di un certo numero dei profughi istriano, giuliani e dalmati che arrivarono
a Grosseto tra il 1944 e la fine degli anni Cinquanta.
Se per quanto riguarda la storia del Confine orientale avevamo a disposizione
un'abbondanza di risorse storiografiche, prodotte soprattutto nel contesto
locale teatro degli eventi -i territori del Confine orientale-, per la storia
locale siamo dovuti partire dalla ricerca in archivi locali e nazionali.
A dare forma alla costruzione di questo lavoro di ricerca hanno contribuito
due aspetti: uno storiografico e l’altro didattico. Il fenomeno delle
violenze subite dagli italiani in Istria tra 1943 e 1945 e l'origine del
lungo esodo dalle loro terre non può essere compreso e spiegato che
nel contesto della storia del Confine orientale nel lungo periodo della
storia del Novecento, ed in parte come epifenomeno dei nazionalismi, ma
anche come episodio di storie di confini, che interessano molte aree dell’Europa
post seconda guerra mondiale. Ne diamo conto attraverso le pagine di sintesi
storica che aprono il nostro lavoro.