29 novembre-8 dicembre 2013: “Cronologie. Biblioteca e archivio visitano la città”
Inaugurazione della mostra: 29 novembre, ore 17
Museo Archeologico e d’arte della Maremma
“Cronologie. Biblioteca e archivio visitano la città”
Saranno presenti all’inaugurazione:
Emilio Bonifazi | Sindaco di Grosseto
Leonardo Marras | Presidente della Provincia di Grosseto
Annarita Bramerini | Regione Toscana
Vent’anni dopo
Adolfo Turbanti, Presidente dell’ISGREC
Seguirà una visita guidata alle tre sezioni della mostra:
1900-1913 / 1914-1939 (Museo Archeologico e d’arte della Maremma)
1940-1945 (Palazzo della Provincia)
1945-1980 (Cedav)
Vent’anni sono davvero un periodo di vita brevissimo per una biblioteca e un archivio. Il patrimonio di carte, libri e periodici dell’Istituto non è commensurabile con quello di istituzioni culturali prestigiose e biblioteche storiche. Ma pur nella sua modestia è per la cultura una risorsa, in costante crescita, disponibile per ricerche o curiosità. Solitamente il pubblico visita la biblioteca o l’archivio dell’ISGREC nella loro sede. Rovesciando il rapporto, biblioteca e archivio visitano la città, entrando in luoghi del centro storico, come è stato talvolta sperimentato per opere d’arte e libri, quando sono stati dislocati in diverse sedi per mostrarsi al pubblico.
Cronologie segna il nostro tempo di vita e il tempo della storia del Novecento, raccontato dai nostri libri e documenti, periodo per periodo. La suddivisione non è una vera periodizzazione, che avrebbe richiesto anche una scelta finalizzata a dimostrarne i criteri, ma rispetta alcune cesure storiche fondamentali del XX secolo.
Accostando testimonianze locali a tracce della grande storia, appare con più chiarezza il rapporto tra ciò che è vicino alla vita di ciascuno e ciò che è più lontano, quando la storia è “res gestae” – il tempo degli eventi che scorrono – analogamente a quel che accade nella“historia rerum gesta rum” – la storia degli storici – che non è mai solo locale.
Nei fondi archivistici e nei libri della sezione locale c’è il racconto del vissuto individuale o collettivo del territorio. E’ memoria, patrimonio di un valore indipendente da quanto frequente e profondo è stato il passaggio della Grande storia. Lo stiamo utilizzando per studiare il passato recente. Nella mostra c’è anche la testimonianza del cammino di conoscenza che ha impegnato l’Istituto durante questi vent’anni. Documenti e risorse di biblioteca ed emeroteca sono il pane quotidiano delle ricerche dell’Istituto. Se si tiene conto del contesto – unica biblioteca specializzata in storia, per un buon 70% contemporanea; stato di salute precario della Biblioteca Comunale del capoluogo, assenza di una biblioteca universitaria – si capisce che è una condizione utile a superare lo stato di minorità della ricerca storica, quando è priva degli strumenti necessari a costruire sapere. Ovunque siano depositati giacimenti culturali si cerca di coniugare fisicità e virtuale, digitalizzando archivi, mettendo in rete cataloghi. Tuttavia, se anche la modernità consente l’accesso a miliardi di dati da qualunque postazione, questo non sostituisce (forse non ancora?) i luoghi abitati dalle carte.
La mostra non può, ma nemmeno vuole essere rappresentazione delle storie del Novecento grossetano. Ha piuttosto il carattere di una mappa delle conoscenze elaborate o in costruzione, raccontate per indizi attraverso il mosaico dei fondi bibliotecari e archivistici, raccolti nel tempo grazie a depositi, donazioni, progressivo aggiornamento del modesto nucleo originario della biblioteca. Povera per il primo Novecento, ha una ricchezza via via crescente, certo per la natura dell’Istituto, che ha il suo centro di interesse nella contemporaneità, ma anche come rappresentazione del carattere originale della città. Grosseto si affaccia al Novecento dopo un faticoso risalire da secoli di oscurità, con momenti di pericoloso declino, pur in un territorio che ha vissuto fasi storiche di straordinaria luce. In quanto città, assumendo parametri demografici e d’estensione, sboccia davvero solo nel secondo Novecento.
Poche immagini, fotografie o pagine scritte, rimandano a eventi che fanno da scenario al filo narrativo della documentazione relativa al territorio, senza alcuna pretesa di suggerire gerarchie di eventi o rilevanze, ma lasciando agire nell’immediato il potere evocativo delle immagini o le associazioni di memoria. Specchio della parzialità e in parte anche casualità del materiale posseduto, che contrasta con una certa sistematicità e un certo ordine dei libri in mostra, la stessa che in questi vent’anni ha fatto crescere la biblioteca.












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